Bibite light

Affrontiamo il problema?


bibite light, lattina di diverse bibite senza zucchero
 

Tra le tante persone che visito ogni giorno, spessissimo mi capita di imbattermi in situazioni in cui, con orgoglio, il paziente afferma di bere sì bibite, ma solo light o “zero”! Non c’è una sola persona che pensi che le bibite a basso impatto calorico siano invece estremamente dannose. Dal 1960 ad oggi il consumo delle cosiddette bibite light è aumentato del 400%, segno importante che l’industria alimentare ha trovato un ottimo argomento di marketing per legare a sé centinaia di milioni di persone nel mondo. Non entro qui nel merito di quanto queste bibite siano dannose per la salute in generale, ma voglio solo soffermarmi su una evidenza ormai accertata: le bibite light non fanno perdere peso, ma contribuiscono ad aumentarlo! Un recente studio su circa 400 persone ha dimostrato che chi beve 2 lattine di bibite light al giorno ha un aumento della circonferenza addominale 5 volte superiore a chi non beve bevande zuccherate: questo significa che NON bere bevande zuccherate non è la stessa cosa che bere bevande light.

Ma per quale motivo questo avviene? I meccanismi vanno ricercati in complesse relazioni tra ormoni e segnali neurologici; infatti far credere all’organismo che stiamo assumendo qualcosa di dolce gioca un brutto scherzo al nostro metabolismo, in quanto i dolcificanti artificiali disturbano i normali segnali neuroendocrini che controllano fame e sazietà. Uno studio, eseguito su topi nutriti con cibi dolcificati in modo artificiale, ha dimostrato che il loro metabolismo rallentava sensibilmente e che poi erano spinti a consumare più calorie, ingrassando anche di più rispetto ai topi nutriti con sostanze zuccherate. In un altro studio, ai topi veniva offerta l’alternativa tra cocaina e dolcificanti artificiali: i topi sceglievano sempre il dolcificante artificiale, persino quelli a cui era stata precedentemente indotta una dipendenza da cocaina! Secondo gli Autori la predilezione per il sapore dolce (anche a zero calorie) può portare ad un cambiamento (tramite disfunzioni neuro-endocrino-sensoriali) delle gerarchie degli stimoli che potenzialmente possono creare dipendenza: ecco proprio la parola che, in sé, racchiude tutta la sua drammaticità. Dipendenza. Attraverso tali bevande, pensando di poterne bere senza problemi visto la loro innocuità, si diventa fortemente dipendenti dal sapore dolce, che poi, inevitabilmente viene ricercato sotto diverse forme. Questa dipendenza si associa ad una alterazione dei meccanismi di fame e sazietà e quindi crea inevitabilmente un aumento di peso, dovuto a maggiore ingestione di calorie. A dire il vero, nell’uomo, in seguito ad ingestione di bevande con dolcificante artificiale, si instaura anche un meccanismo di quella che io chiamo “compiacente sottovalutazione”: l’uomo si autostima per aver bevuto light e, sottostimando l’effetto di ciò che ha bevuto, si sente maggiormente autorizzato a consumare altro cibo, visto che la bevanda zero calorie!

C’è poi un ultimo meccanismo d’azione: i dolcificanti sono nutrizionalmente attivi, in quanto aumentano la percezione gustativa intestinale (nell’intestino abbiamo delle cellule sensoriali che sono sensibili al gusto dolce di qualsiasi provenienza) e incrementano, di conseguenza, la capacità di assorbimento dei carboidrati ingeriti con il pasto. Questo significa che, anche se a calorie “zero”, favoriscono un maggior picco glicemico postprandiale. Ecco quindi perché non c’è niente di cui vantarsi nel bere le bibite light: sono dannose per lo meno allo stesso modo delle bevande zuccherate. Ma questa attrazione nei confronti di queste bevande (e questi cibi) è solo frutto di una delle più grandi mistificazioni che siano state mai messe in atto nel campo della comunicazione nutrizionale: quella che il problema dell’obesità si possa combattere diminuendo il contenuto di calorie presenti negli alimenti.

Non importa più quello che mangiamo (che sia ricco di coloranti o additivi o sia totalmente creato in laboratorio); quello che conta è che sia a “zero calorie”. Ricordatevi che l’industria alimentare è sempre pronta ad offrirvi soluzioni che apparentemente vi facciano fare meno fatica e, sempre apparentemente, vi facciano perdere peso con facilità. Purtroppo la realtà non è mai come viene prospettata. E quindi, ancora una volta, la soluzione è da ricercare solo in una direzione: la nostra attrazione per il dolce va gestita (non presa in giro con certi prodotti) attraverso un percorso di educazione alimentare mediante il quale possiamo gustarci un “dolce” con la consapevolezza che non stiamo avvelenando il nostro organismo.


Primo Vercilli

medico dietologo nutrigenetico
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