Ci facciamo un panino?

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Ci facciamo un panino?

Quante volte è successo che ci siamo fatti un buon panino? Tante, ne sono sicuro. Da soli o in compagnia, al bar o a casa, utilizzando ingredienti scelti o più semplicemente preparato con ciò che avevamo a disposizione. Eppure un buon panino al momento giusto regala sempre una certa soddisfazione per il palato e per lo stomaco.

Io poi ci aggiungo una nota di simpatia, sorrido sempre infatti al termine panino perché mi balzano alla mente i nomi tipo “Camogli”, uno di quelli che ti propongono gli autogrill in autostrada, o quello che trovai in un folcloristico ristoro siciliano con la salsa “rovina famiglie”. Al contempo ricordo con piacere che durante uno dei miei viaggi di lavoro a Modena mi portarono appositamente al bar del mercato coperto per gustare i loro panini: straordinari veramente.

Insomma, parliamoci chiaro, il panino quando è buono regala emozioni che spesso non vengono vissute con i piatti preparati dai tanti chef improvvisati che imperversano nel panorama gastronomico. Il panino è simbolo di territorialità, di tipicità alimentare, di convivialità, di amicizia: è sintomo tangibile dello stare insieme.

Quanta storia e tradizioni in mezzo a quelle due fette di pane, per non parlare della fantasia che ognuno di noi può mettere in campo nella scelta del ripieno più conforme al proprio gusto. Certo che se poi il pane è particolarmente buono e gli ingredienti della farcitura sono di prima qualità ecco allora che il nostro semplice e amato panino si trasforma in una succulenta parentesi gourmet.

Il panino da bambini a scuola alla ricreazione, come pausa pranzo durante il lavoro, per chiudere quel buco nello stomaco, ma anche come momento di puro piacere culinario. A tal proposito sono tornato recentemente al Turin Palace Hotel perché lo storico hotel posizionato nel cuore di Torino ha sposato il progetto dell’Accademia del Panino Italiano, e in particolare l’iniziativa “I Panini della Rinascita – il menu di una nuova Unità d’Italia” riconoscendo al panino il valore come cibo di qualità ed alta espressione di convivialità.

Il prestigioso hotel, diretto da Piero Marzot, evidenzia così l’importanza del panino nella più verace tradizione italiana. Aderendo all’iniziativa, nata quest’anno dalla collaborazione tra l’Accademia del Panino Italiano e Guido Bosticco, docente di scrittura creativa all’Università di Pavia, viene così sottolineato il lavoro di tutti quei produttori di tipicità gastronomiche che operano nella costante ricerca dell’alta qualità. Se il pane, i formaggi, i salumi, le verdure sono ottime lo si deve proprio a loro ed giusto riconoscerlo.

Dopo il triste momento del lockdown, con l’auspicio di una veloce ripresa, l’Accademia con la sua iniziativa, che oggi coinvolge 200 indirizzi in Italia, si prefigge di mettere in primo piano il valore sociale che il nostro panino ha nel suo DNA. Il panino anche come mezzo di ripresa. Cinque sono i Panini della Rinascita così come cinque sono le parole simbolo dell’iniziativa: “Mai visto”, “Abbraccio”, “Vicini, “Noi”, “Il Sogno”.

Al Turin Palace Hotel lo chef e la brigata de Les Petites Madeleines (ristorante dell’hotel) hanno pertanto concepito e preparato il proprio “Menù della Rinascita” con quattro panini relativi a quattro delle cinque parole simbolo. Naturalmente ogni proposta è preparata utilizzando esclusivamente eccellenze del territorio italiano.

E’ con piacere che ho così assaggiato il menù partendo da “Abbraccio di… .Imane” panino con polpo, patate profumate all’aglio, olive taggiasche e basilico. Un abbraccio vero e proprio perché il panino è incontro. Imane è la responsabile food & beverage.

Poi ho provato “Noi di… .Boris” panino con prosciutto cotto ‘ 60 di Branchi, mozzarella di bufala dell’azienda Chicco di Carmagnola e petali di pomodoro sott’olio Evo del frantoio di Oneglia. Boris è Chef de Partie.

La terza espressione è stata “Vicini di… .Chiara” ovvero panino con salsiccia di Bra, formaggio Bra duro e piccole falde di peperone arrostito. Chiara è Sous Chef.

L’ultima creazione assaggiata è stata “Sogno di… .Beppe” interpretato con sapori tipici calabresi. La Provola Silana leggermente fusa, la melanzana fritta e della ‘nduja di Spilinga. Beppe è lo Chef del ristorante ed ha origini calabresi.

Delle quattro espressioni del Turin Palace una, il Sogno, verrà riconosciuto dall’Accademia come “autentico italiano”. Dall’Accademia inoltre si augurano che questo ingresso nella Community del Panino del Turin sia di ispirazione per molti altri hotel.

Il marchio di autenticità “Panino Italiano”, è giusto ricordarlo, è un riconoscimento ufficiale rilasciato dal Comitato di Valutazione, interno alla Fondazione Accademia del Panino Italiano, e viene rilasciato ad un panino in vendita in un locale nel nostro paese o all’estero, che rispetti rigorosamente il Disciplinare di Produzione redatto e curato dall’Advisory Board dell’Accademia.

Accademia del Panino Italiano, con la cessione del marchio Panino Italiano, offre ai player del settore di diventare parte del network della Fondazione e attiva per loro un piano di comunicazione integrato (online e offline) con lo scopo di valorizzare e far conoscere ogni singolo Panino Italiano Autentico.

E’ fuori discussione che sia per il Turin Palace Hotel che per l’Accademia del Panino questo matrimonio è motivo di soddisfazione e prestigio per entrambe le parti.

I quattro panini degustati mi sono piaciuti molto, lascio però a voi la piacevolezza di abbinare ad ognuno dei quattro il giusto vino. Fatevi magari aiutare da Luca il bravo sommelier del ristorante perché sono certo che avrà sicuramente qualche buon consiglio da darvi. Ci tengo a sottolineare che il personale dell’hotel è impeccabile in professionalità e gentilezza.

Un’ultima cosa, in queste giornate in cui la temperatura rievoca ancora l’estate godetevi un buon panino sulla terrazza dell’hotel, oltre ai sapori e al buon vino potrete gioire anche di una meravigliosa vista su una delle città più belle d’Italia.