La merenda dei bambini

Tra scuola, mamme, insegnanti e confusione


La merenda, mela e libri
 

Qualche settimana fa un’insegnante (nonché mamma) mi ha posto un quesito: “Nella mia scuola elementare (a tempo pieno) da anni c’è la tradizione della “merenda intelligente”. I bambini cioè non possono portare merendine confezionate, cioccolata, patatine, ecc. (solo 1 volta a settimana c’è merenda libera). Io personalmente sono contraria ad imporre alle famiglie questa linea, perché credo che ogni famiglia debba essere libera circa la questione alimentare. Ma al di là di questo, noi mamme ci siamo però trovate in disaccordo su alcuni alimenti: un panino con prosciutto crudo o un altro affettato è una merenda “non intelligente”? I prodotti fatti in casa (pizza o schiacciatina o biscotti)? I crackers? Siccome nessuna di noi è esperta in materia e i pareri fra colleghe sono discordanti (ognuna ha un suo buon senso, diverso da quello dell’altra), ho pensato di chiedere a te. Mi puoi dire la tua posizione al riguardo?”

Questo quesito mi ha fatto inevitabilmente fare alcune considerazioni. Intanto ho notato come l’idea di promuovere un’attività istituzionale in cui si cerca di sperimentare (anche solo per un momento) una sana alimentazione, sia vista come un’imposizione alle famiglie. In secondo luogo, mi lascia un po’ perplesso il concetto di libertà che una famiglia difende di fronte a cosa proporre da mangiare per i propri figli. Per ultimo, la totale confusione che regna tra i genitori (che a volte sono anche insegnanti). La domanda di questa insegnante fotografa in modo serissimo e precisissimo la nostra realtà. E non va minimamente sottovalutata. Direi che, al di là dell’impossibilità di rispondere in modo articolato ed esauriente, il primo punto da chiarire è: voi, se mandate a scuola vostro figlio e la maestra dice che vuole che gli alunni usino la penna nera, il quaderno a righe e stiano zitti durante le lezioni, lo vedete come una imposizione e come una mancanza di libertà? Certamente no. E allora, perché si dovrebbe vedere come imposizione un’iniziativa che cerca (tra limiti e difetti) di far vedere ai bambini che c’è anche un modo differente per far merenda? Ma ancor più preoccupante è l’idea che, invece, la libertà nel proporre cosa mangiare ai propri figli non dipenda da una conoscenza effettiva degli alimenti, ma solo essere libera di fare ciò pensiamo, senza minimamente capire se quello che pensiamo è corretto (obiettivamente corretto) o no. Secondo questa mamma è meglio che ciascuna famiglia venga lasciata libera. Ma libera da cosa? Libera per cosa? La vera libertà implica una conoscenza. E qui di conoscenza ne abbiamo molto poca, tanto è vero che poi, tra di loro, le insegnanti (o mamme che dir si voglia) discutono su cosa sia meglio o peggio. E allora un panino al prosciutto per qualcuno è veleno e per altri è sanissimo. Una torta fatta in casa può essere utilizzata senza problemi, mentre se acquistata “chissà cosa contiene”. Si fa confusione tra la qualità nutrizionale di un cibo (chiaro che se il cibo è industriale può contenere sostanze che noi in casa, fortunatamente, non utilizzeremmo mai) e le proprietà nutrizionali (una torta, che sia industriale o meno, contiene sempre, più o meno, le stesse calorie, lo stesso tenore di zuccheri); siamo noi che vogliamo convincerci che, solo perché è fatta in casa, è “dietetica”. Perché allora non approfittiamo, come genitori, di queste situazioni e proposte istituzionali per informarci di più, invece che irrigidirci e arroccarci sulle nostre posizioni tanto da affermare che vogliamo essere liberi di decidere cosa dare per merenda ai nostri figli? A questa confusione, si associa poi una difficoltà oggettiva di risoluzione del problema. Purtroppo fare una merenda intelligente non è una cosa facile. Anche perché non si capisce quale sia il criterio che porta a dire “questa merenda è sana” e “questa non lo è”. Per la mamma/insegnante che mi ha fatto il quesito fare una merenda intelligente è privilegiare i prodotti fatti in casa. La questione è molto complessa. Dunque: intanto l’apporto calorico di una merenda normalmente non dovrebbe superare le 150 calorie circa. Il motivo per cui tutte le aziende alimentari ormai preparano “merendine” di una certa misura sta nel fatto che offrono un prodotto che sta dentro l’introito calorico giornaliero per quel pasto. Se quindi prendiamo una merendina (o anche delle patatine) noi assumiamo circa 150 calorie. Dove sta il problema? il problema è che quei cibi sono poverissimi di principi nutritivi e ricchissimi di sodio: abituano il bambino ad un gusto eccessivamente dolce o eccessivamente salato e il bambino alla fine si educa a cercare quel tipo di sapori. Un panino al prosciutto ha più calorie di una merendina e ha anche più sodio rispetto ad una merendina, quindi da un punto di vista nutrizionale non è proprio una merenda intelligente (lo stesso dicasi per una pizzetta). Biscotti? Se i biscotti sono 2-3 (piccoli, ma molto piccoli) allora va bene. Bastano 3 biscotti frollini per raggiungere le 160 calorie (zero fibre e tanto zucchero)…. Una torta fatta in casa, seppur fatta con ingredienti controllati, è una bomba (una fettina equivale a 80 grammi di pasta…). E allora? Purtroppo, l’ideale per gli spuntini rimangono le solite cose: frutta, yogurt, pacchetto di crackers senza sale in superficie. Non ci sono comunque “merende intelligenti”, ma solo un modo intelligente di mangiare che però parte da un presupposto: frutta e verdura vanno prese in 5 porzioni complessive al giorno, possibilmente almeno 1 di queste lontano dai pasti (in modo da garantirsi che almeno 1 merenda sia fatta in modo sano). Una volta che siamo certi di consumare quelle 5 porzioni, ci possiamo costruire intorno tutto il resto!… Ma attenzione: un modo di mangiare intelligente non si trova in internet e non si trova ascoltando le pubblicità. Si trova informandosi adeguatamente e accettando di educarsi in prima persona!


Primo Vercilli

medico dietologo nutrigenetico
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