Bevande zuccherate: il danno delle calorie liquide

Incalcolabili perché spesso coperti da cattiva informazione


bevande zuccherate
 

Molto spesso, su queste pagine, ho accennato a quanto possano creare problemi di salute determinati tipi di bevande, alcoliche o meno. Oggi vorrei affrontare il problema in modo più dettagliato soffermandomi maggiormente sulle bevande zuccherate.

Questo perché, che se ne sia coscienti o meno, l’uso di questi tipi di bevande rappresenta una vera e propria piaga, che ha presa soprattutto sulle nuove generazioni, ma, ahimè, non solo su di esse.

 

Le bibite zuccherate sono la più grande fonte di zuccheri aggiunti nella nostra alimentazione e predispongono fortemente a diabete e obesità. Perché? Ve lo spiego elencandovi alcuni punti.

Alcuni autorevoli studi hanno provato che, se un bambino consuma una lattina al giorno di bibita zuccherata, aumenta il rischio di essere in sovrappeso del 60%

 

Un altro studio che ha coinvolto 91249 donne negli Stati Uniti ha dimostrato che chi beveva una bibita zuccherata al giorno aveva un rischio maggiore di sviluppare il diabete nel giro di 4 anni; ma attenzione: le donne che bevevano succhi di frutta (non zuccherati) avevano comunque una probabilità doppia di sviluppare il diabete (una cosa che si fa sempre fatica a capire che il fruttosio, zucchero della frutta, è a tutti gli effetti uno… zucchero!)

 

Moltissimi studi, nel mondo, collegano l’uso di bibite zuccherate non solo al prediabete e al diabete, ma anche alle malattie cardiovascolari.

 

Una recente rassegna di oltre 30 studi, pubblicata sull’autorevole rivista American Journal of Clinical Nutrition, ha dimostrato che bere bevande zuccherate provoca inequivocabilmente aumento di peso.

 

I pericoli nell’informazione

A proposito di quest’ultimo punto, facciamo due calcoli molto semplici: se consumassimo semplicemente una lattina al giorno di bibita zuccherata, assumeremmo circa 225 calorie in più, che, moltiplicate per i giorni dell’anno, diventerebbero 82123 calorie annue in più! Sapete a quanti chili di peso in più corrispondono? A 11 chili!

 

Vi parlo di questo perché, purtroppo, troppe volte invece appaiono articoli che cercano di dimostrare il contrario. Come mai avviene tutto questo?

Quando si legge uno studio scientifico bisogna sempre andare a controllare tre cose:

  • se l’articolo è stato pubblicato su una rivista che utilizza revisori indipendenti (che quindi vagliano in modo totalmente indipendente la veridicità dell’articolo);
  • se tra gli autori che scrivono l’articolo è presente qualcuno con un conflitto di interessi (gli autori hanno l’obbligo morale di scrivere, in fondo all’articolo, se sono in qualche modo collegati a qualche azienda che trarrebbe benefico commerciale dalla pubblicazione);
  • se l’articolo è stato finanziato da qualche azienda o associazione.

 

Le strategie delle industrie alimentari

Purtroppo dovete sapere che tantissimi studi sono finanziati dall’industria alimentare, compresa la American Beverage Association, precedentemente nota come American Soft Drink Association. Ebbene, sappiate che una rassegna effettuata qualche anno fa su 206 articoli scientifici (o pseudo scientifici) ha dimostrato che, nei casi in cui era stata l’industria alimentare a finanziare lo studio, c’era una probabilità di 8 volte superiore che gli esiti della ricerca fossero favorevoli all’industria alimentare stessa.

 

La strategia dei grossi gruppi alimentari è quella di organizzarsi in associazioni o consorzi: da una parte spingono in modo mediaticamente ossessivo il loro marchio (siamo bombardati da pubblicità e sponsorizzazioni anche nei più grossi eventi sportivi) e dall’altra stringono rapporti con le amministrazioni in modo da diffondere sempre più capillarmente i loro prodotti.

 

Pensate che, negli Stati Uniti, il Dipartimento dell’Agricoltura americano spende, nell’ambito del programma di assistenza alimentare agli indigenti, oltre 4 miliardi di dollari all’anno per fornire ai poveri bibite zuccherate. Sapete a quanto corrispondono 4 miliardi di dollari? A 10 miliardi di porzioni al giorno di questo tipo di bevande.

 

Le diaboliche bibite light

E, purtroppo, quando l’industria alimentare ha capito che un certo tipo di opinione pubblica cominciava a remare contro queste calorie liquide, si è bellamente inventata la bibita light! Cioè il prodotto diabolico per eccellenza! Dal 1960 ad oggi il consumo di bibite light è aumentato del 400%! Ma perché parlo di prodotto diabolico? Perché, mentre per le bevande zuccherate tutti appaiono informati sui rischi che ne comporta l’uso, per le bibite light non c’è assolutamente questa informazione e la maggior parte di noi pensa che equivalgano a bere un buon bicchiere di acqua fresca.

 

E invece non hanno nulla a che fare con l’acqua fresca. Chi beve regolarmente bibite light ha un aumento del rischio del 36% di sviluppare prediabete o sindrome metabolica e un aumento del 67% di sviluppare diabete rispetto a chi si disseta con acqua. Uno studio ha anche dimostrato che nutrirsi con dolcificanti ipocalorici porta ad un abbassamento del metabolismo e ad un maggiore impulso a consumare più calorie, senza contare la forte dipendenza al gusto dolce che l’uso assiduo di queste bevande comporta.

 

Ma allora cosa bere? So che mi farò tanti nemici, ma il mio consiglio è di abbandonare bibite di qualsiasi genere (zuccherate o light), succhi di frutta (zuccherati o meno), bevande per sportivi (a meno che non stiate correndo una maratona) e concedetevi qualche buon infuso o tisana o, meglio ancora, tè verde, rigorosamente senza zucchero, oltre che, se non siete astemi, qualche buon bicchiere di vino, ma in quantità estremamente ridotte nella settimana.

La via per il benessere passa anche da questo: piccole, graduali rinunce al fine di modellare le nostre abitudini verso uno stile più sano.


Primo Vercilli

medico dietologo nutrigenetico
www.metodonigef.com , Pagina Facebook