L’alcol e il suo consumo: come comportarsi?

alcol
 

Voglio premettere che sono un amante del vino e mi piace berlo, ma, proprio perché ho questa passione, ho il dovere morale, prima nei confronti del mio stesso corpo e poi nei confronti di chi ha il desiderio di ascoltarmi, di considerare il vino in totale imparzialità e con il massimo rigore scientifico.

Mi dispiace passare per un disfattista o catastrofista (che certamente non sono), ma credo che per scegliere di bere il vino bisogna innanzitutto essere liberi di berlo e per essere liberi bisogna conoscere in modo preciso di cosa stiamo parlando e non attingere alla letteratura generalista.

 

Ma andiamo per gradi. In un mio intervento spiegavo come l’indicazione assolutamente più ragionevole nei confronti dell’alcool fosse o non bere affatto (situazione che non mi si addice, visto che il vino lo bevo e visto che lo propongo regolarmente, quando possibile, nelle mie diete) oppure bere circa 60 grammi a settimana (che tanto per intenderci corrispondono a 600 ml a settimana di champagne, quindi poco meno di una bottiglia). Questo limite lo avevo individuato come mia personale media perché non si può, in interventi di 4 minuti, spiegare tutto, facendo un po’ il calcolo che l’uomo può berne sicuramente un po’ di più, mentre la donna è bene che rimanga su standard più ridotti.

Volevo far presente che nel sito di Epicentro, che è un organo di informazione direttamente dipendente dall’Istituto Superiore di Sanità (link: https://www.epicentro.iss.it/alcol/deep-seas-alcol-cancro-workshop-2021) si ribadisce testualmente: “L’effetto nocivo dell’uso di alcolici a qualunque livello di consumo. L’obiettivo è combattere le continue fake news che circolano in merito ad alcol e salute, binomio pericoloso per cancro e centinaia di altre condizioni patologiche”.

 

Ma visto che di questi tempi molti di noi non si fidano delle nostre Istituzioni, vi voglio citare un articolo molto interessante (https://doi.org/10.1002/cncr.32590), di 2 anni fa, in cui il team di ricerca ha preso in esame oltre 63mila pazienti affetti da cancro e altrettante persone sane. Tutte sono state abbinate per sesso ed età. Ognuno dei partecipanti aveva anche il compito di riferire quale era la quantità giornaliera media di alcol che consumava. Le unità alcoliche prese in considerazione erano standardizzate.

 

Sapete cosa è emerso? C’è un’associazione lineare tra il rischio di cancro e il consumo di alcol. Le probabilità di cancro erano linearmente aumentate sia per un leggero consumo di bevande alcoliche (ogni giorno un bicchiere per 10 anni) sia per un medio consumo (2 bicchieri al giorno per 5 anni).
Tenete conto che lo studio aveva standardizzato le quantità di consumo ed aveva stabilito per “consumo leggero” una quantità di vino paragonabile a 180 ml. E la conclusione dello studio è stata che “anche il consumo di alcol da leggero a moderato sembra essere associato ad elevati rischi di cancro”.

I tumori più suscettibili sono quelli a cavità orale, faringe, laringe, esofago e soprattutto mammella femminile.

 

Il Codice europeo contro il cancro, messo a punto dall’OMS e visionabile al link https://www.airc.it/cancro/prevenzione-tumore/prevenzione-per-tutti/codice-europeo-contro-il-cancro recita, tra i punti: “Se bevi alcolici, limitane l’assunzione. Per prevenire il cancro è meglio evitarli del tutto”.

 

Ma non voglio tediarvi, anche se potrei parlarvi per ore di tutte le migliaia di evidenze scientifiche sul danno provocato da alcool. Per me il problema più grave è proprio questa mancanza di volontà nell’informare seriamente (ripeto: seriamente) le persone su quello che significa realmente bere alcool. E invece, vengono prese, come argomentazioni, testimonianze di secoli fa oppure notizie di gossip (“ci sono persone che hanno vissuto 103 anni bevendo champagne” oppure al grande “Stravinsky, durante un suo soggiorno a Napoli, venne consigliato di bere Champagne come antibiotico”). È come dire che solo perché il mitico chitarrista Eric Clapton, con la sua leggendaria canzone “Cocaine”, incitava all’uso della sostanza, ne dobbiamo dedurre che la cocaina fa bene!

 

Devo dire che a me piace sempre citare le fonti e invece ho trovato, nell’articolo, questa informazione che mi ha letteralmente sorpreso: “Si è anche recentemente constatato che lo Champagne ha effetti anticancerogeni (soprattutto per il colon) grazie alla presenza di resveratrolo”. Vorrei veramente conoscere lo studio che ha pubblicato questo articolo e sapere che tipo di studio è. Gli studi scientifici sono di diversi tipi e alcuni sono sperimentazioni su animali, come per esempio quello che viene citato in cui si è dimostrato che “che somministrando estratto di Champagne ad alcune cavie, le loro funzioni cerebrali si ristabilirono grazie ai composti fenolici che hanno proprietà antinfiammatorie”.

 

In realtà non possiamo arrivare ad affermare che, solo perché abbiamo inoculato a dei topi un estratto di champagne, vuol dire che questo ha proprietà antinfiammatorie, perché significherebbe che noi lo champagne non dobbiamo berlo, ma farlo in endovena! A proposito del resveratrolo poi, la dose di resveratrolo utile all’organismo deve essere minimo di 200 mg al giorno. Sapete quanto resveratrolo è contenuto nel vino bianco? Al massimo 1,8 mg per ogni litro di vino! Ma anche il vino rosso ne contiene quantità assolutamente irrisorie (12,5 mg per ogni litro).

 

Non possiamo sempre rigirare la frittata come vogliamo e utilizzare argomenti spot per mistificare la realtà. Non discuto che alcuni polifenoli del vino abbiano proprietà curative e protettive, ma da qui a dire che è utile bere il vino questo no. Il vino NON è un alimento antiinfiammatorio, altrimenti qualcuno mi dovrebbe spiegare perché è totalmente vietato in condizioni infiammatorie (tipo la gastrite cronica o il reflusso gastroesofageo oppure infiammazioni epatiche) oppure perché l’OMS ha vietato l’uso di qualsiasi tipo di bevanda alcolica alle donne in gravidanza. Ve lo dico io perché: perché, nel vino o nell’alcool in genere, l’azione di questi formidabili polifenoli è decisamente inferiore rispetto alla preponderante azione dell’etanolo.

 

E poi, entrando nel merito dello champagne che fa dimagrire (o non fa ingrassare) solo perché ha 80 calorie per bicchiere, va detto che lo champagne, come il vino in generale, non ha alcuna azione dimagrante, anzi è esattamente il contrario: l’alcool inibisce la lipolisi (scioglimento del grasso) stimolando la lipogenesi (costruzione del grasso).

 

In più non capisco veramente perché rassicurare le signore, che vogliono dimagrire, che un buon bicchiere di champagne, preso come aperitivo, stimola l’appetito: ma come? Se voglio fare una dieta, io cerco di mangiare di meno; non dovrei cercare situazioni che mi stimolano l’appetito!

 

Quindi siamo al miracolo: io bevo lo champagne, che comunque non mi fa ingrassare perché ha poche calorie ed è diuretico (la diuresi non c’entra con il grasso!) e allo stesso tempo, se bevuto come aperitivo, mi stimola anche l’appetito: una contraddizione in termini.

 

Potrei stare delle ore, ma preferisco terminare qui. Il mio consiglio è: il vino ha aspetti sociali e culturali ben più importanti delle sue (presunte) proprietà benefiche. Beviamolo per questo. Beviamolo perché ci piace, ma facciamolo in modo assolutamente consapevole di tutto il cammino biochimico che quell’alcool andrà a fare nel nostro corpo. Non nascondiamoci dietro a giustificazioni o alibi. Alla salute!


Primo Vercilli

medico dietologo nutrigenetico
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